27 ago 2016

LO ZIBALDONE - AGOSTO 2016


VITA DI SPIAGGIA

Coccia di Morto (Fiumicino). Dal nome evocativo e a detta di Goletta Verde la peggior spiaggia d’Italia. Sono circa le 17 e l'ennesima "kermesse" domenicale agostana volge al termine. I partecipanti, segnati dall'orrida esperienza balneo-esistenziale, radunano svogliatamente le loro carabattole e si avviano mestamente verso le automobili. Tra i rifiuti di ogni sorta depositati dal Tevere lasciano in eredità all'ambiente le tracce  della loro "intensa" giornata di mare. Cartacce, bottiglie, residui di ogni genere. Sopra il tutto qualche goffo gabbiano che svolazza senza meta in cerca di avanzi da ingozzare. Bah, è la vita. Domattina presto ci penseranno quelli dell’azienda municipale per l’ambiente. E tutto tornerà come natura ha fatto e come l'uomo ha disfatto.

VITA DI SPIAGGIA

Ore 12,30. Beach food. E’ arrivato il vero momento clou della giornata. Il sole è allo zenith e dardeggia sugli umani senza pietà. Incuranti i presenti, come un sol uomo, abbandonano le balneo-attività del momento e, seguendo istintivamente un tacito segnale, convergono solleciti verso il campo base, cioè, pardon, l’ombrellone base. 

E’ infatti il momento dell’apertura dei “fagotti”. E’ il momento per la popolazione “fagottara” di consumare il meritato balneo-pranzo. E’ il momento in cui ogni capo ombrellone (carica onorifica valida solo per oggi) si compiace di esibire il meglio che possa offrire un menù “beach food”. E il “beach food” meriterebbe veramente una trattazione a parte. Prima di tutto se in condizioni normali ci si accontenta magari di una fettina ai ferri con insalata, al mare il balneo-pranzo deve essere ricco, altamente calorico e di difficilissima digeribilità. 

Macchè panini col cotto o frutta fresca, sarebbe una vera eresia. Meglio sono timballi di pasta al ragù, melanzane alla parmigiana,  pollo in umido con peperoni, porchetta al forno, il tutto rigorosamente cucinato con dovizia la sera prima. E da bere, niente birre per carità (robaccia d’oltralpe), ma fiumi di bianco vinello dei castelli romani. E per finire, ovviamente, termos di caffè freddo ma talmente freddo da bloccare la digestione anche ad un elefante adulto. 

Nonostante tutto il pranzo non è riuscito a stremare i partecipanti al festival di “una giornata al mare”. I più, convinti seguaci della filosofia che “un bel bagno freddo subito dopo pranzo fa digerire  meglio”, prendono la rincorsa e si tuffano, rischiando l’immediato arresto cardiaco. Altri, strenui praticanti della siesta pomeridiana, si schiantano su un asciugamano steso sotto i sole a picco (nota bene  in quest’ora sulla sabbia si arriva anche a una temperatura di 60 gradi) e lì (complice il vino tracannato) si addormentano pesantemente abbandonando gli astanti all’atroce dubbio se riusciranno  mai a sopravvivere. 

Per fortuna qualcuno con la croce rossa sul petto e profondo conoscitore degli squilibri mentali  che insorgono nei cittadini della capitale durante la loro festività ha pensato bene di stazionare lì nei pressi con un’autoambulanza attrezzata di tutto punto, defibrillatore compreso.